Il dito a scatto è il nome comune con cui si è soliti indicare la tenosinovite stenosante, una patologia infiammatoria che interessa i tendini flessori delle dita. Colpisce maggiormente il pollice, il medio e l’anulare e può manifestarsi in più dita contemporaneamente.
Il paziente deve saper cogliere i segni clinici del dito a scatto, ma soprattutto deve cercare di prevenire la progressione della malattia.
La guarigione non è spontanea ma nelle forme lievi si può intervenire senza ricorrere a farmaci o interventi. Una terapia da seguire è il semplice riposo del dito e la riduzione dei movimenti dannosi, la riduzione delle attività della vita quotidiana e delle attività manuali ripetitive.
Il tutore per il dito a scatto blocca i movimenti dannosi senza togliere la funzionalità della mano e può essere sicuramente un valido rimedio per le forme meno gravi e per evitare di arrivare a un’espressione più severa della patologia.
Nel mondo della riabilitazione della mano, a livello internazionale, esistono varie forme di splinting tutte mirate a bloccare lo scorrimento tendineo e conseguentemente a diminuire il processo infiammatorio.
La condizione che accomuna tutti è il blocco di una singola articolazione, per assicurare così l’utilizzo della mano nel miglior modo possibile per il normale svolgimento della vita quotidiana.
L’ articolazione interessata per un blocco articolare può essere scelta tra:
Noi abbiamo identificato come metodica di splinting il blocco dell’interfalangea prossimale perché risultata essere più compliante per i nostri pazienti.
Il tutore per dito a scatto deve avere le seguenti caratteristiche:
Da sottolineare che insieme al tutore si potrà eseguire anche un programma riabilitativo mirato ad amplificare la cura della patologia e possibilmente a ottenere dei risultati in minor tempo.
I pazienti che, comunque, sono ricorsi al solo metodo di splinting nella fase iniziale della patologia, hanno ottenuto degli ottimi risultati consapevoli di essere riusciti in questo modo a non ricorrere a metodiche più invasive.
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Giulia, donna di 55 anni, si reca presso il nostro centro dopo aver subito un intervento di dito a scatto precisamente al 3° dito della mano destra, circa 2 mesi prima. Il chirurgo l’aveva indirizzata presso un’altra struttura non specialistica. Era stata trattata con metodiche troppo invasive e aveva manifestato una condizione di infiammazione e dolore urente specialmente sulla zona della cicatrice e su tutto il palmo.